Le statue
Santa Rosalia e Sant’Oderisio

SANTA ROSALIA

Francesco Queirolo, 1756 ca.

Nella cappelletta che separa la Soavità del giogo coniugale dalla Pudicizia è la statua rappresentante Santa Rosalia del Queirolo. Raimondo di Sangro volle così ricordare la più nota santa della famiglia: Rosalia era infatti figlia di Sinibaldo dei conti dei Marsi e di Sangro. Morta alla metà del XII secolo, Rosalia divenne patrona di Palermo per aver salvato la città dalla peste scoppiata nel 1624. Fu in tali circostanze che le sue ossa, rinvenute sul Monte Pellegrino, vennero traslate a Palermo.

Opera felice dello scultore genovese, la statua mostra un gusto composto e raffinato, lontano da esasperazioni baroccheggianti. Non a caso, per la sua castità d’accenti e il suo equilibrio formale essa meritò le lodi di un osservatore d’eccezione: Antonio Canova. Rosalia è rappresentata nell’atto di pregare, inginocchiata su un cuscino, con il capo cinto dalla caratteristica corona di rose. Due angioletti e una lapide commemorativa in marmo rosso antico completano il monumento funebre.


SANT’ODERISIO

Francesco Queirolo, 1756.

Di fronte alla cappella di Santa Rosalia è posta quella dedicata a un altro importante santo della famiglia, Oderisio, trentanovesimo abate del monastero di Montecassino, ove fu sepolto in seguito alla morte avvenuta nel 1105. La statua di Sant’Oderisio fu realizzata da Queirolo quasi certamente nello stesso anno dell’apposizione della relativa lapide, ovvero nel 1756, data alla quale rimonta con tutta probabilità anche il monumento a Santa Rosalia.

Sant’Oderisio è rappresentato in mistico atteggiamento, inginocchiato su un cuscino accanto al quale è posato il copricapo cardinalizio. L’opera mostra felice ispirazione nella linea del panneggio e nella vibrante descrizione pittorica. Apparentemente estranei all’itinerario allegorico della Cappella, i monumenti dedicati ai due santi principali della casata confermano tuttavia l’intenzione del principe di Sansevero di celebrare la propria linea di sangue.

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