Il ricco simbolismo presente nelle opere della Cappella Sansevero, che per la sua complessità non si presta comunque a un’interpretazione chiara e univoca, non esaurisce il significato del progetto disangriano: oltre che tempio di virtù e dimora filosofale, la Cappella Sansevero è anche e soprattutto un monumento ideato per esaltare il rango del casato e rendere immortali le glorie dei suoi membri. Non va dimenticato, inoltre, che nel commissionare i lavori agli artisti Raimondo di Sangro tenne presente la lunga tradizione teorica, plastica e figurativa che lo aveva preceduto: per fare l’esempio più evidente, quasi tutte le allegorie delle Virtù prendono a modello i dettami iconografici dell’Iconologia di Cesare Ripa (1593), opera di cui – non a caso – lo stesso di Sangro finanziò una monumentale riedizione in cinque volumi. Tuttavia, le Virtù di Sansevero non recepiscono mai il modello passivamente, ma lo arricchiscono, lo modificano e se ne discostano per particolari più o meno evidenti, ma sempre significativi.
La creativa interazione tra Raimondo di Sangro e i suoi artisti ha reso la Cappella Sansevero un luogo inimitabile di arte, magnificenza e suggestione, alla cui realizzazione il principe dedicò gran parte della sua vita e dei suoi averi.
A riprova della cura con cui egli elaborò ogni dettaglio del suo affascinante progetto, si ricorda che nel suo testamento raccomandò agli eredi di non modificare nulla dell’assetto e dell’apparato simbolico da lui concepiti. È per questo che si può senz’altro affermare che la Cappella Sansevero costituisce, più di ogni sua altra opera letteraria o invenzione, il messaggio lasciato da Raimondo di Sangro alla posterità.