Le statue
Monumento a Cecco di Sangro

Francesco Celebrano, 1766.

Posto al di sopra dell’ingresso principale della Cappella Sansevero, il Monumento a Cecco di Sangro fu ideato e compiuto dall’artista napoletano Francesco Celebrano, anche se già Queirolo ne aveva precedentemente realizzato un modello in creta.

dettaglio Monumento a Cecco di Sangro

il gruppo scultoreo

Il deposito marmoreo è un unicum nel contesto iconografico del tempio: esso, infatti, rappresenta un evento storico realmente accaduto. Raimondo di Sangro volle magnificare l’illustre antenato, comandante agli ordini di Filippo II, immortalandone l’impresa bellica più famosa: Cecco è ritratto nell’atto di uscir fuori da una cassa nella quale era rimasto nascosto per due giorni, stratagemma grazie al quale colse di sorpresa e sgominò i nemici, impadronendosi della rocca di Amiens. L’episodio, avvenuto durante una campagna nelle Fiandre, è raccontato dettagliatamente nell’iscrizione commemorativa incisa sulla pelle di leone.

dettaglio Monumento a Cecco di Sangro
dettaglio Monumento a Cecco di Sangro - aquila con ascio di folgori tra gli artigli
dettaglio Monumento a Cecco di Sangro - ippogrifo

IL SIGNIFICATO DELL’OPERA

Ai lati due ippogrifi simboleggiano cura e sorveglianza, mentre l’aquila che stringe tra gli artigli un fascio di folgori è attributo di virtù guerriera. Il Monumento a Cecco esprime forse meglio di ogni altro uno dei principali moventi che indussero Raimondo di Sangro a realizzare la Cappella: la celebrazione della propria casata e delle glorie militari della propria ascendenza maschile.

Tuttavia, anche questa singolare opera in marmo è ricca di ulteriori suggestioni. Il guerriero che brandisce la spada, al di sopra della “porta grande”, è stato interpretato come il guardiano del Tempio massonico; inoltre, la presenza di quest’uomo che balza dal sarcofago – uno dei tanti rimandi iconografici all’immortalità presenti nella Cappella Sansevero – è stata probabilmente l’origine di una delle più note leggende riguardanti il principe di Sansevero. Secondo tale leggenda, riportata da Benedetto Croce, in prossimità della morte Raimondo di Sangro si fece tagliare a pezzi e rinchiudere in una bara, donde poi sarebbe dovuto uscire “vivo e sano” a tempo prefissato; ma la famiglia scoperchiò la bara prima del termine previsto, e la “risurrezione” del corpo ricomposto durò solo pochi attimi.  

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