Le macchine anatomiche

Giuseppe Salerno 1756-64 ca.

dettaglio Macchine anatomiche dettaglio Macchine anatomiche
  • Macchine anatomiche

    Gli studi anatomici

    Nella Cavea sotterranea della Cappella Sansevero sono oggi conservate, all’interno di due bacheche, le famose Macchine anatomiche, o Studi anatomici, ossia gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema arterovenoso quasi perfettamente integro. Le Macchine furono realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno, e alcune fonti settecentesche poste di recente in evidenza attestano che la macchina anatomica maschile fu acquistata nel 1756 da Raimondo di Sangro, in seguito a una esibizione pubblica che l’anatomopatologo siciliano tenne a Napoli. Il principe, inoltre, prese Salerno a lavorare per sé, assegnandogli una cospicua pensione annua, e gli commissionò la realizzazione dell’altra macchina anatomica.
  • dettaglio Macchine anatomiche

    Il feto trafugato

    Questi inquietanti oggetti si trovavano in una stanza del palazzo del principe di Sansevero, denominata “Appartamento della Fenice”, come attestano alcuni viaggiatori e la Breve nota di quel che si vede in casa del principe di Sansevero, anonima guida settecentesca al Palazzo e alla Cappella Sansevero. Quest’ultima fonte descrive nei dettagli le Macchine, dai vasi sanguigni della testa a quelli della lingua, e aggiunge che ai piedi della donna era posto “il corpicciuolo d’un feto”, accanto al quale vi era addirittura la placenta aperta, legata al feto dal cordone ombelicale. I due studi anatomici sono stati spostati nella Cappella, e in tal modo salvati da distruzione o dispersione, molto tempo dopo la morte del principe. Resti del feto erano visibili ancora fino a pochi decenni fa, finché non furono trafugati.
  • dettaglio Macchine anatomiche

    Tra verità e “leggenda nera”

    Le due Macchine anatomiche sono tra le presenze più enigmatiche del complesso monumentale. Ancora oggi, a oltre duecentocinquanta anni di distanza, si dibatte sui procedimenti e i materiali grazie ai quali si è potuta ottenere una tanto eccezionale conservazione dell’apparato circolatorio. Alimentando la “leggenda nera” di Raimondo di Sangro, la Breve nota parlava di “iniezione”, ipotizzando che Salerno, sotto la direzione del principe, avesse inoculato nei vasi sanguigni di due corpi una sostanza che ne avrebbe procurato la “metallizzazione”. Anche Benedetto Croce racconta che secondo la credenza popolare Raimondo di Sangro “fece uccidere due suoi servi, un uomo e una donna, e imbalsamarne stranamente i corpi in modo che mostrassero nel loro interno tutti i visceri, le arterie e le vene”. In realtà, il sistema circolatorio è frutto di una ricostruzione effettuata con diversi materiali, tra cui la cera d’api e alcuni coloranti. Stupisce, ad ogni modo, la riproduzione del sistema arterovenoso fin nei vasi più sottili, che dimostra conoscenze anatomiche incredibilmente avanzate per l’epoca, tanto che un gruppo di ricercatori ha recentemente suggerito l’ipotesi che, ai fini della ricostruzione, siano stati precedentemente effettuati esperimenti iniettivi.
  • dettaglio Macchine anatomiche

    Scienza e spettacolarizzazione

    Queste realizzazioni vanno inserite nell’ampio spettro di sperimentazioni e interessi del principe di Sansevero, che si occupò anche di medicina: d’altra parte, lo scheletro della donna era su una pedana e si faceva “girare d’ogni intorno, per osservarsene tutte le parti”, particolare che fa capire come Raimondo di Sangro lo avesse ideato quale oggetto di studio. Non va dimenticato, tuttavia, il suo intento – andato a buon fine – di meravigliare gli osservatori contemporanei e posteri, né è priva di suggestioni l’originaria collocazione delle Macchine nell’Appartamento della Fenice, uccello quest’ultimo legato al mito della risurrezione e dell’immortalità.

Mappa