La cappella Sansevero
Altare Maggiore

Francesco Celebrano e Paolo Persico,
anni ’60 del XVIII sec.

  • Gruppo scultoreo dell'Altare Maggiore: deposizione di Cristo - Maria e la Maddalena al centro con Cristo Morto - Puttini sorreggono sudario di marmo con volto metallico del cristo

    LO STUPEFACENTE QUADRO MARMOREO

    L’altorilievo, o quadro marmoreo, della Deposizione fu realizzato da Francesco Celebrano, ma la sua esecuzione era stata precedentemente affidata al Queirolo (e già Corradini ne aveva concepito un modello in creta). Tale lavoro, ritenuto dalla critica il migliore del Celebrano, rappresenta l’unico caso a Napoli di altorilievo su un altare maggiore, anche se tale tecnica è presente in città in molti altri contesti.

    Celebrano dà ottima prova della sua vena fondendo elementi tardo-barocchi con quelli vivi e fertili delle Deposizioni seicentesche di area napoletana e rende la scena virtuosisticamente articolata, narrativamente drammatica, quasi contenuta a forza negli spazi imposti, comprendendo anche il ciborio inserito entro un sudario retto da due puttini e chiuso dal volto metallico del Cristo.

    Lo strazio del corpo senza vita, la sofferenza di Maria e della Maddalena erompono dalla composizione. Al di sotto della mensa, inserito in una cornice vegetale, un putto scoperchia un sepolcro vuoto. Ai lati dei gradini dell’Altare maggiore sono collocati i due Angeli di Paolo Persico, dai panneggi tipicamente barocchi, scolpiti in un marmo che sembra farsi materia viva.

    In alto, incorniciato da una raggiera di angeli in stucco ancora del Persico, è posto il dipinto della Pietà, di ignoto artista napoletano del tardo ’500. Tale quadro, che prima della nuova sistemazione voluta da Raimondo di Sangro era probabilmente nel luogo dell’attuale Deposizione, è legato alla leggenda delle origini della Cappella Sansevero. Sul lato destro del presbiterio, infine, vi è un vano dal quale si accede a un coretto.

  • Dettaglio Monumento ad Alessandro di Sangro - mani in preghiera - intorno capitelli e angeli

    IL MONUMENTO AD ALESSANDRO DI SANGRO, PATRIARCA DI ALESSANDRIA

    Ignoto, seconda metà del XVII sec.

    Il Monumento ad Alessandro di Sangro, inserito in una nicchia alla sinistra dell’altare, ritrae il patriarca di Alessandria e arcivescovo di Benevento, figlio del primo principe di Sansevero Giovan Francesco di Sangro. Dubbia è la paternità dell’opera: l’impianto decorativo rimanda all’ambiente e al gusto fanzaghiani e, in base ad alcune testimonianze documentali, Oderisio de Sangro, storico della famiglia, ha proposto il nome dello scultore vicentino Gian Domenico Monterosso.

    Il busto di Alessandro, rappresentato in vesti prelatizie, appare stilizzato; più riuscita la decorazione, con le agili colonne sormontate da capitelli ionici con festoni e i due angioletti adagiati sull’architrave. La lapide, dettata nel 1652 dal pronipote Giovan Francesco di Sangro, quinto principe di Sansevero, esalta la brillante carriera ecclesiastica del patriarca. Alessandro fu colui che – come ricorda l’iscrizione posta sull’ingresso principale della Cappella Sansevero – ricostruì dalle fondamenta e ampliò la “picciola cappella” voluta dal padre, facendovi celebrare una prima messa nel 1608 e destinando tale luogo a estrema dimora per sé e i propri discendenti.